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Pensione: sono pessimista… ma non so perché

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Una delle questioni poste dalla ricerca, riguarda il reddito su cui gli italiani immaginano di poter contare, a conclusione del percorso lavorativo.

Il giudizio emerso è tendenzialmente negativo: gli italiani percepiscono un forte “rischio povertà” nella loro terza età.

Il 17,5% degli intervistati dichiara che il reddito non sarà sufficiente a mantenere il tenore di vita, mentre il 37,3% pensa che sarà «appena sufficiente».

Giudizio positivo solo per quel 35% degli italiani che sostiene che il reddito sarà «sufficiente» o «più che sufficiente». Il 10% non fa previsioni e risponde «non so».

La ricerca, evidenzia inoltre un altro dato su cui riflettere: il 17,1% degli intervistati di età compresa tra i 18 e i 24 anni, dichiara “Non avrò mai una pensione”.

Rischio povertà: quali contromisure?



Dunque è lecito chiedersi: a fronte del potenziale “rischio povertà”, quali contromisure adottano gli italiani? Praticamente nessuna.

In media, solo il 13% dichiara di aver sottoscritto una forma di previdenza complementare. Considerando le fasce d’età, la percentuale di iscritti scende all’11% tra gli under35, mentre sale al 18% tra gli over55.

Anche questo è un dato fortemente contradditorio: risparmio sì, risparmio previdenziale no. Nei primi mesi del 2015, infatti, continua il trend registrato nel 2014: crescono sia i risparmiatori non intenzionali (19% del campione, dal 18,4% del 2014) sia quelli intenzionali (dal 22,4 al 24,7%).

Migliora anche la percezione dell’utilità del risparmio: la quota di chi lo considera «poco utile» scende dal 4,8 al 2,7%, mentre aumenta di circa 3 punti (dal 20,7 al 23,3%) quella di quanti lo reputano «indispensabile».

Pensione INPS: quanti ne sanno qualcosa?



Su cosa si basa questo “pessimismo”? In quanti si sono informati sul futuro pensionistico? In media, meno della metà.

Fino ai 45 anni di età praticamente nessuno si occupa realmente della propria pensione INPS. L’interesse comincia a crescere dai 55 anni in su, quando il “traguardo-pensione” si avvicina.

Dopo la Riforma Fornero, entrata in vigore nel 2012, solo il 47% si è informato sulla nuova età per accedere alla pensione e solo il 43% si è interessato all’importo della pensione che percepirà dall’INPS.

«Questa sorta di ritardo nell’acquisire informazioni, attendendo fino a ridosso dell’età di pensionamento, può essere vista come una forma di miopia» conclude il’indagine.

Un ritardo che ha anche un “costo“; il fattore tempo è decisivo nell’investimento nel fondo pensione. Per approfondire, dai un’occhiata a questi articoli: bonus 80 euro e familiari a carico.

La non autosufficienza



Più di un terzo anche della popolazione con meno di 65 anni si sente particolarmente vulnerabile al rischio di perdita dell’autosufficienza, ha rilevato il Centro Einaudi.

A questo si aggiunge un elevato senso di vulnerabilità ai costi della malattia, che riguarda circa il 36% del campione in generale; oltre un terzo di coloro che sono ancora in età lavorativa teme l’inabilità da malattia o infortunio, oltre alla perdita temporanea del posto di lavoro.

Ma l’atteggiamento degli italiani, anche di fronte al rischio non autosufficienza, non cambia: meno del 7% degli intervistati dichiara di avere sottoscritto una polizza contro la perdita dell’autosufficienza (long term care) e il 32% la vorrebbe sottoscrivere.

Inoltre, solo il 14% ha un’assicurazione caso morte (il 27% la vorrebbe), così come un’assicurazione malattia (desiderata dal 32%), e soltanto il 17% si è autonomamente coperto contro l’infortunio o la disabilità (con il 31% che vorrebbe farlo).

Anche Solidarietà Veneto si sta interrogando rispetto a quali risposte sia possibile dare ai propri associati su queste, delicatissime, tematiche: il “progetto” prestazioni accessorie è già partito.

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